Come funziona il Parallel Path



Motori elettrici: lo stato della tecnica

lunedì 16 novembre 2009

Esistono molti tipi di motori elettrici, che trovano applicazione nelle più svariate attività produttive. Caratteristiche fondamentali dei motori elettrici sono il rendimento, definito come rapporto tra la potenza (meccanica) erogata e la potenza (elettrica) assorbita, la potenza massima, che corrisponde al massimo carico che un motore può sostenere, il peso e il volume. Tipicamente un motore più potente risulta anche più pesante e voluminoso.



I motori elettrici a spazzole soffrono di un rapido logorio delle componenti dovuto alla presenza di corpi striscianti. Questi ultimi determinano anche una difficoltà nell'inversione del senso di rotazione.

In alcuni motori senza spazzole, il rotore alloggia magneti permanenti o avvolgimenti, che ostacolano il raggiungimento di un elevato numero di giri a causadella difficoltà di mantenere il rotore bilanciato. Inoltre la forza centrifuga sottopone le componenti presenti sul rotore a sforzi crescenti con il numero di giri, che a lungo andare determinano danneggiamenti alla struttura del motore. Gli avvolgimenti presenti nei motori senza spazzole sono generalmente molto complicati sia dal punto di vista della geometria che, conseguentemente, della produzione.

I motori a riluttanza variabile privi di un encoder, che controlli istante per istante la posizione relativa di rotore e statore, sono soggetti al rischio di perdere il passo e di fermarsi a seguito di un cambiamento improvviso nel carico.



Tutti i motori sopra citati hanno un rendimento non costante rispetto alle variazioni di carico. Essi possono dunque essere usati vantaggiosamente solo in ambiti di applicazione molto ristretti. Quando tali motori vengono impiegati in situazioni di carico diverse da quelle alle quali viene raggiunto il massimo rendimento, si riscontra una notevole dispersione termica, che determina la necessità di impiego di sofisticati e spesso costosi sistemi di raffreddamento. Inoltre, anche limitando l'analisi ai valori di rendimento massimo, motori concepiti per erogare potenze ridotte hanno rendimenti molto bassi (inferiori all'80%). Solo motori ad uso industriale e di notevole peso e dimensioni riescono attualmente a raggiungere rendimenti (massimi) superiori al 90%.
Recentemente in U.S. Pat. N. 6.342.746 del 1999 di Flynn et al. è stato descritto un motore a deviazione di flusso magnetico, derivato da un generatore di impulsi elettrici proposto da Wargin et al. in U.S. Pat. N. 2.446.446 nel 1947, con un rendimento costante su un'ampia gamma di valori di carico.


Tale motore, pur sviluppando interessanti principi con tecniche originali, presenta problemi di spunto e di vibrazioni dovute alla presenza di forze trasversali all'asse di rotazione non perfettamente bilanciate, che determinano un logorio delle componenti e un funzionamento rumoroso.



Il NEW MAGNETIC ENGINE supera i limiti e i problemi della tecnica nota in virtù di una nuova geometria dei magneti permanenti presenti sullo statore e dello statore stesso, combinando inoltre l'azione di tre motori operanti sul medesimo asse con una scelta dei materiali costruttivi volta a ridurre il peso e ad ottimizzare la dissipazione termica, già molto ridotta dati i rendimenti elevatissimi del motore.